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Chiesa San Giovanni Battista

Chiesa San Giovanni Battista

La chiesa di San Giovanni Battista in Castello è collocata in posizione panoramica sul luogo dove sorgeva l’antico castello, edificio a cui inizialmente è strettamente legata.
Nei documenti viene citata per la prima volta il 5 giugno 1091, quando l’imperatore Enrico IV fece una donazione a favore del monastero benedettino di San Felice in Vicenza, tra cui alcuni terreni situati a San Giovanni Ilarione.

Successivamente l’edificio diventa proprietà dei Malacappella, ramo collaterale della famiglia dei Maltraversi, la cui giurisdizione per due secoli, tra fasi alterne, si estese ad un’area di confine tra Verona e Vicenza.

Nel 1244 la chiesa risulta sottoposta alla Pieve di Santa Maria in Chiampo, mentre, successivamente, si segnala come essa sia preminente rispetto alla chiesa di Santa Caterina in Villa.
Durante la visita pastorale del 1525 la chiesa fu consacrata. Possedeva un fonte battesimale e tre altari dedicati a San Giovanni Battista, al Santissimo Sacramento e alla Vergine Maria.

Successivamente l’edificio sacro fu profondamente rinnovato, tanto che nel 1646, con la visita pastorale del vescovo, il cardinale Marcantonio Bragadin (o Bragadino), gli altari sono cinque (maggiore, del Rosario, di San Giuseppe o della Madonna delle Grazie, di San Carlo e della Beata Vergine della Concezione).

Nel 1708 risulta che l’altare maggiore è dedicato anche a Sant’Ilarione, in quel curioso adattamento del toponimo avvenuto nei secoli.

L’edificio attuale risale all’inizio del XIX secolo ed è una ricostruzione e un ampliamento entro i limiti imposti dal luogo.
I lavori iniziarono nell’aprile 1806 sotto don Pietro Villardi, iniziando dalle fondamenta, coprendo in parte il vecchio cimitero mentre probabilmente non fu abbattuta in toto la parte del coro, divenendo così la base per la nuova abside e per il campanile. Infatti, proprio alla base di quest’ultimo, si trova una nicchia da tabernacolo con la data 1495.
Nella costruzione si usarono materiali derivati dalla demolizione delle mura.
Non si conosce il nome del progettista[2], anche se lo schema planimetrico sembra avere analogie con quello del Santuario della Madonna di Monte Berico.

La chiesa fu chiusa nel 1839 per un periodo a causa del tetto pericolante.

Panorama notturno del paese di San Giovanni Ilarione

Particolare San Paolo
Nel 1895, proseguendo la navata del tempio, è stato aggiunto l’oratorio, a cui ha contribuito per la progettazione anche il capomastro Gerardo Marchioro.

Interventi di ammodernamento vi furono tra fine anni Cinquanta e inizio anni Sessanta del Novecento, specie dopo i fulmini che colpirono la chiesa e il campanile il 5 marzo 1960[3], con rinnovo del tetto della chiesa, della sacrestia e dell’oratorio tra il 1963 ed il 1964.

Il 22 agosto 1965 la chiesa fu consacrata dal Vescovo Carlo Zinato alla presenza del gesuita Angelo Maria Rivato, originario di San Giovanni Ilarione, che sarà il primo Vescovo della Diocesi di Ponta de Pedras, in Brasile.

L’ultimo intervento alla chiesa e all’oratorio risale agli anni Novanta del XX secolo[4].

Nel dicembre 2020 fu inaugurato il bunker 44 realizzato dall’esercito tedesco Todt nella seconda guerra mondiale, aprile 1944 – novembre 1944 e tombato nel 1947. A causa di cedimenti strutturali della chiesa, si è dovuto intervenire con urgenza per sanare questi movimenti. Tra i vari interventi la riapertura delle gallerie, delle tre entrate e delle quattro camere.

il 02 dicembre 2023 fu inaugurato la prima parte del museo, collocato nel lato nord della chiesa. All’interno si trovano tele di autori del 1.500/1.600, l’argenteria della parrocchia, un vasto mobilio di varie epoche e molte statue recuperate. Nella seconda parte, una zona didattica con vari plastici dedicata alla trasformazione del castello a chiesa.

La facciata
La chiesa presenta sui lati nord, ovest e sud tre facciate praticamente uguali, anche se quella principale è rivolta ad occidente. Facciata a salienti, in linee neoclassiche “semplificate”, presenta un portale rettangolare, a cui si accede tramite alcuni gradini, sovrastato dalla finestra a lunetta e, nel culmine, da una croce.

Interno
La chiesa ha una pianta a croce greca, con dimensioni di 25×25 metri.
L’aula è un cubo di 15 metri per lato, su cui si aprono quattro grandi nicchie con volta a botte, mentre ai lati vi sono due piccoli ambienti coperti a cupola. Nella grande nicchia ad oriente è collocato il presbiterio.
Otto pilastri composti da semicolonne e lesene in stile ionico, sormontati da una ricca trabeazione, sostengono l’edificio.
L’affresco nella volta centrale, con la Gloria di San Giovanni Battista, è opera del 1943 del pittore veronese Dino Menato, all’epoca sfollato a causa della Seconda Guerra Mondiale e che stava lavorando anche nella chiesa di Santa Caterina in Villa.
Sottostanti, attorno alla crociera, sono collocati otto quadri del 1894-1895 del decoratore e pittore vicentino Lorenzo Giacomelli che narrano la vita del Santo titolare dell’edificio.

Il pulpito ligneo, opera del falegname Fattori, risale al 1857, mentre le quattordici stazioni della Via Crucis furono acquistate nel 1892.
Le porte lignee con bussole sono state costruite tra il 1902 ed il 1903 da Giordano Zonato di Chiampo e nel 1912 furono aggiunte le due acquasantiere con statuette di San Giovanni Battista e di Sant’Antonio di Padova in marmo di Carrara, opera dello scultore vicentino Giacomo Cavallini di Pove del Grappa.

Altra tela presente in chiesa, raffigurante San Giovanni il Battista, era scomparsa nel 1956, recuperata ed esposta al pubblico il 26 giugno 2015. L’autore è anonimo, il periodo di esecuzione dell’opera va da metà Seicento a inizio Settecento ed essa compare nell’inventario dei beni della chiesa all’inizio del Novecento.

Dalla chiesa di San Zeno, in contrada Ruggi, proviene una statua in pietra raffigurante il Santo titolare di quel luogo di culto in atto di benedire, con ai piedi una figura orante a cui manca la testa. Il basamento indica l’anno di esecuzione, il 1449, ed è attribuibile allo scultore Niccolò da Cornedo.

Nel 2019 sono state poste alcune statue, collocate originariamente in capitelli sparsi nel territorio parrocchiale, raffiguranti San Pietro, San Giovanni Battista e Santa Libera[6].

Gli altari
Sono presenti quattro altari all’interno dell’edificio, tutti settecenteschi, in marmi policromi, di cui tre provenienti dalla chiesa precedente.

L’altare dedicato alla Madonna delle Grazie, nel 1816, anno di un probabile intervento, ha quattro colonne di marmo rosso che sorreggono una rappresentazione della Trinità e statue di santi ai lati.
La statua della Madonna, restaurata nel 1963 da Bruno Vedovato, risale al XIV secolo, mentre il tabernacolo, con quattro piccole colonne rosse ai lati, in bassorilievo, le statue di San Giovanni Battista e Santa Caterina d’Alessandria fanno ipotizzare che questo fosse l’altare maggiore dell’edificio sacro precedente.
A tale altare è legata, in occasione delle feste legate alla Vergine Maria durante l’Anno Liturgico, la concessione dell’indulgenza plenaria da parte di papa Gregorio XVI, come da pergamena in archivio parrocchiale datata 27 gennaio 1843.

L’altare di San Giovanni Battista, a sinistra del presbiterio, era dedicato alla Madonna del Rosario, come si nota dall’immagine nel paliotto. Oggi presenta un quadro di padre Ignazio Damini.

L’altare oggi dedicato al Sacro Cuore di Gesù era precedentemente dedicato ai Santi Giobbe, Carlo Borromeo e Antonio, come dimostra il cartiglio in alto. Nella nicchia è collocata una statua moderna del Sacro Cuore proveniente da Ortisei.

L’altare maggiore è quello dalla vecchia chiesa parrocchiale di Monteforte d’Alpone, acquistato nel 1813. Dall’iscrizione su un gradino si parla del vescovo di Verona Giovanni Bragadin, dunque il manufatto risale a un periodo tra il 1733 e il 1758.
Ai lati dell’altare vi sono due statue raffiguranti i Santi Pietro e Paolo, opera della bottega di Orazio Marinali di Bassano del Grappa.

(fonte Wikipedia)